Tormento eterno, ciclo naturale nella mia esistenza, alternato ad attimi di luce.
Cosa resta dei sogni che avevo, della purezza della gioventù, delle energie spese, credendo fortemente in qualcosa o qualcuno.
Non so cosa farmene dei giorni che verranno, potessi li consumerei tutti in un secondo.
Questa maledetta sensibilità mi ha consumato dentro, logorato giorno dopo giorno da delusioni o cattiverie gratuite, fino a consumare tutta la voglia di vivere che m'era stata concessa.
Tutto ciò che ho amato, cercato disperatamente, sognato ingenuamente, mi ha reso ciò che sono: un'esistenza obbligata, un'inerzia dovuta, un'autodistruzione lenta, un contenitore di delusioni, di rabbia e di schifo.
Cosa resta di me ora, ora che niente può ridarmi ciò che ho consumato e perso in questi maledetti anni.
Restano giorni che non voglio, fatti di di incontri fugaci e insoddisfacenti, di uscite stereotipate che non lasciano nulla, parole da dire, dette e ridette, speranze inutili.
Resta qualcosa, ben celato fra questi pensieri e i domani che verranno, resta ancora la flebile energia, grazie alla quale, forse, tornerò a vivere.
lunedì 4 aprile 2011
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