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venerdì 27 febbraio 2009

L'Italia di Marco Masini

E’ un Paese l’Italia dove tutto va male
Lo diceva mio nonno che era un meridionale
Lo pensavano in tanti comunisti presunti
E no…
E’ un paese l’Italia che governano loro
Lo diceva mio padre che c’aveva un lavoro
E credeva nei preti che chiedevano i voti
Anche a Dio!
E’ un paese l’Italia dove un muro divide a metà
La ricchezza più assurda della solita merda
Coppie gay dalle coppie normali
E’ un paese l’Italia… che rimane fra i pali
Come Zoff!
E’ un paese l’Italia di ragazze stuprate
Dalle carezze di un branco cresciuto
Dentro gabbie dorate
Perché è un paese l’Italia dove tutto finisce così
Nelle lacrime a rate che paghiamo in eterno
Per le mani bucate dei partiti del giorno
Che hanno dato all’Italia
Per volare nel cielo d’Europa
Una misera scopa!
E’ un paese l’Italia dove l’anima muore da ultrà
Nelle notti estasiate nelle vite svuotate
Dalla fame dei nuovi padroni
E’ un paese l’Italia che c’ha rotto i coglioni!
Ma è un Paese l’Italia che si tuffa nel mare
E’ una vecchia canzone, che vogliamo tornare a cantare
Perché se l’ignoranza non è madre di niente
E ogni cosa rimane com’è…
Nei tuoi sogni innocenti c’è ancora l’odore
Di un’Italia che aspetta
La sua storia d’amore

martedì 17 febbraio 2009

Apologia del fascismo

Non mi ero mai accorto che sul web sono presenti molti siti fascisti, come anche nel più famoso social network Facebook. L'apologia del fascismo è un reato previsto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645, anche detta "legge Scelba", che all'art. 4sancisce il reato commesso da chiunque "fa propaganda per la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque "pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche". Sono tristmente consapevole che nel nostro paese le leggi lasciano troppo spesso il tempo che trovano, ma l'esistenza di questi gruppi non dovrebbe essere approvata.

venerdì 6 febbraio 2009

Al mio paese

Il vecchio e malmesso treno regionale era quasi arrivato alla stazione di Colleferro. Presi le valige e mi avvicinai all’uscita, con la solita strana sensazione di disagio che provavo ogni volta che tornavo al paesello natio. Le porte del treno si aprirono e mi trovai davanti una frenetica folla che m’impediva di scendere, ero infastidito dal quel comportamento irrispettoso, ma non più di tanto, sapevo come andavano le cose in quel luogo quasi dimenticato da dio. E’ buona norma, in ogni civile comunità, dare la precedenza a chi deve scendere dai mezzi pubblici, è anche una questione logica e semplice, evidentemente quelle persone non avevano capito o forse nessuno aveva mai spiegato loro il giusto comportamento da tenere in società. Scesi sorridendo per il triste accaduto, infondo non mi stupivo più dei comportamenti a volte barbari di certa gente. Il vecchio bar della stazione mi sembrava immutato, era sempre stato così, immobile e quasi il tempo non lo aveva scalfito. Consumai la colazione guardandomi attorno, c’era poca gente e nessuno di loro parlava un italiano corretto, cosa che non avevo mai tollerato. La barista serviva, con modi non troppo educati e adeguati, una sorta di caffé e latte, che spacciava per cappuccino. M’avvicinai alla cassa per pagare il conto, la cassiera stava mangiando un cornetto e le briciole le cadevano sull’ostentato decoltè, non mi considerava, parlava con una donna dagli abiti anacronistici, non interrompevo i loro sterili discorsi per educazione e per contro ricevevo l’indifferenza e la maleducazione. Avevo lavorato anche io in locali pubblici e le poche e semplici regole me le avevano insegnate fin dal primo giorno : mangiare, bere e soffiarsi il naso lo si doveva fare nel retro bar, il sorriso e la cordialità erano dovuti anche al cliente più antipatico ed i saluti erano d’obbligo. Raramente ritrovavo ciò che mi era stato insegnato nei locali del mio paese.
La circolare era già arrivata, il motore era spento e all’interno l’autista stava giovando con il telefonino. Entrai e salutai, ma non ebbi risposta alcuna. M’avvicinai all’autista chiedendo cortesemente a che ora sarebbe partito e se si fosse fermato in prossimità di casa mia. Scocciato rispose che dovevo attendere dieci minuti per la partenza del furgone arancione e confermò la fermata che mi serviva. Passarono dieci minuti e l’autista, invece di mettere in moto il mezzo, scese, e con i suoi colleghi andò a prendere il caffé al bar. Passarono altri dieci minuti prima che tornasse e finalmente iniziò a lavorare. Una cosa del genere, a Bologna, non sarebbe passata inosservata, qualcuno avrebbe espresso un reclamo presso gli uffici dell’azienda, e l’autista, sicuramente, sarebbe stato ripreso e sanzionato.
Nei giorni successivi decisi di iscrivermi in palestra, volevo riacquistare una forma umana. La palestra era abbastanza grande e anche se le attrezzature non erano della marca migliore, parevano essere abbastanza moderne e funzionali. La quota mensile era di soli trentadue euro, a Bologna la palestra nella quale andavo, che era fra le meno costose, pretendeva una quota di settanta euro mensili. Una delle poche cose che mi piacevano del mio paese erano i prezzi bassi, inferiori a quelli del nord.
Mentre correvo sul tappeto mobile, ascoltavo i discorsi di due giovani ragazzi che erano affianco a me. Parlavano di lavoro, dell’esigenza di reinventarsi e di impegnarsi. Apprezzavo la cosa, ma quando scesero nei particolari mi venne da ridere. Erano intenzionati ad avviare una società di servizi, che avrebbe avuto il compito di raccogliere materiali di scarto da aziende e privati. Erano entusiasti della loro idea innovativa! Ma aziende del genere a Bologna esistevano dagli anni cinquanta, a Colleferro non c’erano? E tutte le aziende manifatturiere e gli artigiani come smaltivano i materiali di scarto? Mi venne un dubbio, o i ragazzi non erano aggiornati, cosa che spero, o tutti i materiali di scarto finivano inesorabilmente nella spazzatura comune. Nell’esporre le loro idee, avevano la convinzione che le loro conoscenze li avrebbero agevolati, la cosa mi suonò abbastanza nel genere camorrista e mafioso ma non mi stupiva. A Colleferro la corruzione era tangibile, erano sempre i soliti personaggi che da molti anni gestivano il paese. La cosa che più mi scandalizzò in passato era che avevano assegnato le poche case del comune, destinate ai più deboli, a persone che avevano già una casa di proprietà e l’avevano affittata a terzi. Era anche insolito, in campagna elettorale, che i candidati andassero per le case, porta a porta, come i venditori di aspirapolvere, e chiedessero il voto con la promessa che se fossero stati eletti avrebbero saputo ringraziare in modo adeguato.
Non so quanti abitanti abbia Colleferro, erano venti mila molti anni fa, ora qualcuno afferma che siano circa quarantamila, comunque è quasi una cittadina.
Non mi stupì neanche, quando cercando su internet, persone omosessuali come me, ne trovai solamente tre o quattro, con profili naturalmente senza foto, erano nascosti.
Capii che questo luogo è ancora troppo indietro rispetto agli standard occidentali. Chiuso e presuntuoso, irrispettoso e cattivo, questo per me è il paese natio e provo vergogna per ciò che accade e compassione nel vedere che lo scorrere del tempo ha influenzato minimamente la maggior parte della popolazione.
Roma dista pochi chilometri ma è già totalmente diversa, credo sia dovuto a molti fattori, tra i principali: le città che ospitano università sono sempre più aperte e disponibili, poiché la cultura si confronta sempre con il presente, il passato, il futuro e le problematiche in genere. L’alternarsi di persone provenienti da luoghi lontani e diversi, favorisce lo scambio di cultura e le diversità di ognuno si mescolano nel grande calderone urbano, facendo così in modo che lo scambio culturale s’interfacci anche con uno scambio più profondo e personale. Per poter capire bisogna conoscere, confrontarsi e mettersi nei panni degli altri, quest’atteggiamento civile e nobile l’ho visto raramente qui.
Sono venuto in possesso di un libricino che ha scritto la mia maestra elementare, tratta Colleferro, la storia, l’evoluzione del paese, traendo positive considerazioni che francamente non condivido. La cara maestra vorrebbe rivedermi, preferisco evitare, poiché le direi, e non a denti stretti, che non è stata una brava insegnante.
Ero fastidioso e vivace, ma non per questo aveva il diritto di prendermi a schiaffi e offendermi, ero solamente un bambino. Quando raccontavo queste cose ai miei compagni estivi del nord, rimanevano sbalorditi, e le loro mamme si scandalizzavano, in un paese civile atteggiamenti del genere erano inaccettabili. Spero che ora le cose siano cambiate.
M’intristisce vedere i vecchi giardini pubblici rinchiusi in una gabbia di ferro, non ne capisco il motivo, mi è stato detto che la sera li chiudono per evitare che ci vadano i drogati. In un paese che ha solamente due grandi giardini, credo sarebbe stato meglio illuminarli di più, infondo volendo quelle barriere metalliche sono anche facilmente sormontabili.
Mi è anche stato detto che l’acqua che scorre nelle nostre case non è potabile, non ci posso credere, ma non mi stupirebbe neanche questa cosa da terzo mondo.
Riesco comunque ad apprezzare chi vive qui, chi si è adeguato e chi trova normale tutto ciò.
I bei ricordi riaffiorano comunque, quando passeggio per queste strade, mi fa sempre sorridere l’italiano improbabile che giunge al mio apparato uditivo, che tende ad imitare un romanesco con accento ciociaro. Sorrido anche quando vedo persone piene di se, che a testa alta declamano assolute verità, con linguaggi pseudo ricercati e mal interpretati che mostrando tutta la loro ignoranza. Sorrido nuovamente, quando l’ottanta per cento delle volte che entro in un negozio e saluto cordialmente, nessuno mi risponde.
Queste mie righe possono sembrare offensive? Se così mi scuso. Ho voluto solamente far notare certe differenze fra nord e sud, questa nostra nazione frammentata è il risultato di politiche sbagliate e di corruzione, queste inaccettabili cose hanno fatto progredire solamente una parte del paese, tralasciando l’altra, solo in questo modo si è potuto creare l’attuale sistema che permette ai pochi e furbi padroni, di gestire tutto a discapito delle ignare marionette, falsamente curate, alle quali si da un’ipocrita importanza e si finge di fare per essi, mentre sono costantemente chiusi in gabbia, ma non fisicamente, mentalmente.
I giochi psicologici hanno sempre molto successo su chi non li conosce!
Non sono leghista, ma il nord mi ha dato tanto, soprattutto la possibilità di crescere e vorrei tanto che anche il mio paese prendesse contatti con il terzo millennio e con la propria anima.
Il fatalismo, la chiusura verso le diversità, la paura, il sentirsi migliori degli altri, la disinformazione, l’astrarsi da ciò che c’è attorno, le cose facili, l’egoismo e la violenza, tutto ciò non porta mai a nulla di buono, ovviamente per chi ha una coscienza con la quale fare i conti. Chi non l’ha, non ha problemi, non si pone domande e va avanti per la propria strada con i paraocchi, vivendo un’esistenza molto più simile a quella animale che a quella umana, anzi, peggio di quella animale. Concludo con una brave frase di Oscar Wilde: IL VIZIO SUPREMO E’ LA SUPERFICIALITA’.