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lunedì 19 maggio 2008

La giungla metropolitana


Personalmente odio i mezzi pubblici, soprattutto l'essere influenzato da orari fissi e da tutta quella gente attorno, con i propri odori e le proprie espressioni linguistiche e comportamentali.
L'auto è la mia libertà, che troppo spesso viene violata e violentata dagli idioti motorizzati.
La categoria dei due ruote : s'infilano ovunque, con manovre repentine, quasi come fossero in una pista ad ostacoli..poi se si schiantano, l'indomani si legge sul giornale :"...tragedia, motociclista di tot anni lascia tot parenti..." e sti cazzi! Gli sta bene!
Per non parlare delle donne che, avendo paura di guidare, intralciano il traffico con la loro lentezza e la loro "prudenza".
Passiamo ora agli anziani...una via crucis interminabile.
La categoria dei furbi è quella che più odio. Ti sorpassano a destra, sulle preferenziali, s'infilano d'improvviso nel tuo spazio chiamato "distanza di sicurezza".
Non so se si è notato ma ciò mi rende molto nervoso.
Ho un metodo per resistere a quaste battaglie quotidiane : vado per la mia strada seguendo le norme, se poi qualcuno viene a collidere con me perchè si vuole prendere la precedenza che non ha, oppure comunque è in torto, che poi non si lamenti. Non mi fermo! E se mi gira ti schiaccio pure, idiota!
Il solito senso civico che non esiste nel nostro paese, che rende difficoltoso anche lo spostamento motorizzato.

giovedì 1 maggio 2008

Vent'anni


Il risveglio era traumatico, dover uscire dal tepore del mio lettino era l'ultima cosa che avrei voluto. Dopo avermi buttato barbaramente giù dal letto, i miei, mi preparavano l'abbondante colazione e mi spedivano a scuola. Il percorso era breve, circa 300 metri da casa. Come sempre mi fermavo al bar e prendevo la mia adorata pizzetta tonda, poi via in classe, nuovamente a stressare le maestre con le mie scenette e battutine a sfondo sessuale.
Finalmente alle 16 del pomeriggio uscivo dal carcere (scuola), correvo a casa per depositare quell'ingombrante zainetto strapieno, soprattutto di giochi. Ecco, ero libero, con i miei soldini in tasca ed i miei amichetti, mi dirigevo al barettino e li iniziava la via crucis delle merendine e dei video giochi.
Successivamente ci si trasefriva ai giardinetti pubblici con la palla e giù gran partitine di calcio.
Stremato dalla giornata tornavo nuovamente a casa, era l'ora di cena! Una bella doccia, una bella rimpinzata e nuovamente uscivo. Era bello sentire l'odore inebriante di certe serate primaverili, vedere che tutto era bello, la gente, il mondo in generale. Scorrazzavo con i miei amici per quel piccolo paese della provincia di Roma, di 20.000 abitanti allora. A piedi o in bici il paese era nostro, per tutta la notte, che allora terminava per me alle 22:30.
Tutto semplice, come le gare delle macchinine in miniatura che sfrecciavano, spinte dalle nostre manine, in improbabili piste disegnate a terra con un sasso. Oppure il nascondino, fra le auto, sui tetti, ovunque. I sogni c'erano, l'allegria ed il senso di potere anche. Tutto era possibile, la vita era una cosa stupenda, frizzante e piena di cose da fare e scoprire. Potevo uscire solo sempre, senza paure. Ora qei giardinetti pubblici sono recintati e la sera vengono chiusi. I fiumi d'auto impediscono fisicamente il gioco in strada. Non vedo più ragazzini in giro, non m'inebria più l'odor serale delle stagioni. Sembra ieri, vent'anni fa.